SPECCHIATURA DELLE “TENTAZIONI”



Il pulpito presenta cinque specchiature scolpite in bassorilievo e riassemblate all'epoca della costruzione della pieve romanica, non sappiamo finora se nella posizione originaria. La prima a lato del leggio, a sinistra dell'osservatore, mostra una sirena dalla coda bifida, sovrastata da una figura maschile affiancata da due serpenti con le fauci spalancate ai lati della sua testa; entrambi, l'uomo e la sirena, sono in atto di afferrare con lo stesso gesto rispettivamente le caviglie e le estremità della coda. Nella simbologia cristiana la sirena dalla coda di pesce (solo dal Medioevo viene raffigurata così: la prima descrizione delle sirene con code di pesce, "che celano sempre nei gorghi", si ha nell'VIII secolo con il
Liber monstrorum de diversis generibus (I, VI), mentre nell'antica Grecia e a Roma ha la parte inferiore a forma di uccello) è il potere seduttivo dei sensi e dell'illusione, ciò che distoglie l'uomo dallo spirituale attirandolo verso i piaceri temporali; e in questo caso anche i serpenti sono elementi negativi, rappresentando qui anch'essi la tentazione, i poteri del male con le sue arti seduttive, ma anche il male che l'uomo deve superare in se stesso. La sirena, come ogni creatura ibrida umana-animale, è la dualità intelletto-istinti primordiali e il conflitto tra questa doppia natura dell'uomo. La specchiatura potrebbe quindi raffigurare, all'interno del significato globale del pulpito che è il percorso dell'anima verso la salvezza eterna, la necessità dell'uomo di non cedere alle tentazioni del male; secondo altre interpretazioni potrebbe anche simboleggiare la Parola di Dio che porta la salvezza a tutti gli esseri umani, fino a quelli abitanti negli angoli più remoti della terra (Fornasari 2005). Sirene bifide come quella di Gropina non sono rarissime: si trovano anche nel duomo di Sovana (Grosseto), dedicato a San Pietro, o nel portale del San Michele di Pavia, dei secoli XI-XII, oltre che in una delle otto metope del duomo di Modena (attribuite a Wiligelmo e allievi), per citare un esempio toscano e altri non lontani in qualche modo da Gropina per motivi stilistici, come vedremo più avanti.


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