LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO
Com’è naturale, nelle zone interne e periferiche dell’impero romano il cristianesimo si diffonde più lentamente, soprattutto dove mancano le città e le campagne sono costellate di piccoli centri abitati se non di case isolate; inoltre nelle aree lontane da Roma, mentre la predicazione di San Pietro aggrega sempre più seguaci, il culto degli dei di Roma è ancora molto forte e radicato, non di rado associato ad elementi magici legati alle attività agricole. Già nella Roma repubblicana i veterani che si ritiravano dall’esercito ricevevano terre coltivabili anche assai lontano dall’Urbe, e questa usanza continua in età imperiale; in terra etrusca, accanto ai nomi degli agricoltori e dei pastori Rasenna, appaiono così toponimi come fundus certinianus o fundus persinianus, che indicano appunto i “fondi” agricoli seguiti dai nomi dei proprietari; ma oltre a centurioni e legionari in pensione anche ricchi cittadini romani fondano ville e proprietà agricole (villa laetoriana, l’odierna Traiana); nei pressi di Gropina questo è dimostrato anche dai ritrovamenti di materiale fittile e ceramico lungo la Cassia Vetus, l’odierna strada dei Setteponti, la stessa via che percorrerà il cristianesimo dei primordi, quello di San Pietro e delle catacombe, per raggiungere la terra degli Etruschi.
E questa terra è costellata di piccoli raggruppamenti di case rurali detti vici (il vicus paganus, o rusticus) accorpati nei pagi, circoscrizioni territoriali più ampie (da pagus deriva il termine pagano, che verrà poi a significare non cristiano).
Le terre coltivate dai Romani mantengono la caratteristica centuriazione voluta in età repubblicana da Lucio Cornelio Silla o, secondo altri, dai Gracchi, ancora oggi riconoscibili anche a valle dell’area di Gropina. Con tutto questo, si comprende perché la “resistenza” degli antichi dei sia molto forte in questa come in altre aree periferiche dell’impero; tuttavia, poco a poco, un numero sempre maggiore di seguaci della nuova religione inizia a percorrere la Cassia Vetus, più disagevole ma a tratti più sicura dell’Adrianea (soggetta spesso al transito delle truppe, se non a inondazioni) per recarsi in pellegrinaggio alla tomba di San Pietro a Roma: in senso inverso, il cristianesimo risale questa via Sancti Petri e si diffonde tra le piccole comunità ma anche nelle ville e nei grandi latifondi, senza distinzioni di classi sociali.
All’inizio Roma non dà troppa importanza ai cristiani: li vede come sparuti rappresentanti di una delle tante sette religiose che non possono minacciare la stabilità dell’impero; solo in seguito, quando il loro numero aumenterà esponenzialmente, alcuni imperatori riterranno opportuno combatterli anche per motivi politici: i cristiani infatti, rifiutandosi di sacrificare agli dei che assicuravano così la protezione per Roma, verranno accusati di crimine contro lo stato e di sovversione.
Un fatto singolare è la grande diffusione del cristianesimo tra i soldati romani: molti di essi erano devoti a una divinità di origine persiana, Mitra, un dio benefico la cui nascita come Sol Invictus veniva celebrata il 25 dicembre dal tempo degli imperatori Eliogabalo e Settimio Severo (III secolo d.C.); sotto certi aspetti la figura e la vicenda di Mitra, ma soprattutto il concetto fondamentale del mitraismo, la lotta del bene contro il male, possono essere accostati a grandi linee alla vicenda del Messia cristiano, e questo può anche spiegare la diffusione tra i militari della nuova religione. Molte chiese cristiane verranno costruite sui mitrei o su altri templi pagani: una “sovrapposizione” evidente, palpabile, mirata a scoraggiare i culti pagani che avrà uno dei suoi apici nella decisione di festeggiare il Natale di Gesù proprio il 25 dicembre, giorno della nascita del Sol Invictus. Gesù Cristo come nuovo e unico Sole del mondo. Anche nella pieve di Gropina vedremo alcuni temi pagani rivestiti di significati cristiani.
Dopo i primi secoli dell’impero, anche in seguito all’editto di Costantino del 313, la nuova religione è ormai diffusa nelle aree più lontane da Roma come nel Valdarno; sorgono le prime chiese - chiamate così da ecclesia, che significa assemblea, riunione di fedeli - e col tempo anche lungo la Cassia Vetus si snoderanno le pievi di Cascia, Piandiscò, Gropina, San Giustino: la parola deriva da plebs, popolo, e designa la chiesa dotata di fonte battesimale. E Gropina avrà la sua prima chiesa molto presto, già nel V-VI secolo.