L’ORIGINE DI GROPINA - ETRUSCHI E ROMANI



La pieve di San Pietro a Gropina sorge in un’area antichissima, tra boschi e campi coltivati secoli prima della nostra era: manufatti preistorici sono stati rinvenuti non molto lontano, presso l’Anciolina; sembra anche probabile che Liguri e Umbri siano vissuti qui. Il nome Gropina tuttavia ricorda i primi abitatori documentati, gli Etruschi, che dovevano essere molto presenti nella zona, tanto che Tito Livio ricorda il passaggio di Annibale con il suo esercito attraverso i fertilissimi Campi Tusci nella primavera del 280 a.C., durante la seconda guerra punica (Ab Urbe Condita Libri, lib. XXII, 3); il nome stesso, Gropina, deriva probabilmente dall’etrusco krupina, che significa villaggio, centro abitato, inteso anche come insieme di persone: è quindi un nome comune passato a indicare un luogo preciso, e la sua permanenza nei secoli mostra quanto la presenza etrusca sia stata importante. Anche il torrente che scorre poco più a valle mantiene la memoria viva di questo popolo: Ciuffenna sembra derivare o dall’etrusco cerfa, cerfenna (da pronunciare con la c dura), che significa cerva, oppure dal nome del dio umbro più importante, Cerfo, che sovrintendeva alla crescita dei raccolti; altre ipotesi meno accreditate indicano una derivazione dal nome proprio Clufennius, latino ma di chiare origini etrusche.
I Rasna, o Rasenna, come gli Etruschi chiamavano se stessi, si spostavano lungo il tracciato sterrato e tortuoso di quella che per i Romani sarà la via Clodia, oggi conosciuta come Cassia Vetus, l’antica strada che collegava le lucumonie di Arezzo e Fiesole e sarà poi lastricata in epoca repubblicana, forse dal censore Lucio Cassio Longino Ravilla (circa 125 a.C.). Un tratto originario di questa via è ancora visibile in località Monticello, a sud di San Giustino Valdarno, dove sono stati ritrovati anche frammenti in argilla e i resti di un pozzo, evidenti ricordi di un centro abitato. La presenza etrusca nella zona è impalpabile, resta solo nei nomi: non sono stati ancora ritrovati manufatti o resti architettonici a Gropina, tranne il primitivo tracciato della Cassia Vetus che i Romani cercheranno di rendere più rettilinea almeno nei punti più impervi; Roma non amava le strade tortuose. Ma ecco che con i nuovi abitatori, che non si sostituiranno mai completamente ai Rasenna, appaiono a Gropina i primi segni di uno stanziamento: oltre a mura appartenenti ad un edificio e a frammenti ceramici, vitrei e d’impasto è stata rinvenuta
in situ la parte inferiore di un dolium, un enorme vaso sferico in terracotta usato come contenitore di granaglie o anche di vino, ma non di rado come sepoltura; i dolia, alti dal metro e mezzo al metro e sessanta, e dal diametro di un metro e mezzo circa, avevano la capacità di undici anfore e potevano contenere sui 1500-2000 litri. Il dolium ritrovato a Gropina indica la presenza di una domus nel sito dell’attuale pieve, ma non sappiamo se questa abitazione sorgesse sui resti di una costruzione etrusca preesistente.
Con i Romani la Cassia Vetus viene pian piano abbandonata a favore di una nuova via di comunicazione tra Chiusi e Firenze, la Cassia Adrianea, tracciata nel 123 d.C. dall’imperatore Adriano ma più a valle e quindi più comoda e più facilmente percorribile. E proprio da questa via arriverà a Gropina una religione tutta nuova che soppianterà piano piano gli antichi dei: il cristianesimo.

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