CAPITELLO del CRISTO BENEDICENTE
navata sinistra, terza colonna
La faccia del capitello rivolta alla navata e ai fedeli mostra il Cristo seduto entro una mandorla, simbolo dell'assoluta perfezione, in posa ieratica, con lo sguardo fisso e la destra dall'indice e il medio alzati in segno benedicente, la sinistra su un libro aperto; sul lato verso l'ingresso della chiesa, tra foglie e volute d'acanto, una figura in paramenti sacerdotali con un cartiglio srotolato tra le mani; le altre due facce del capitello rappresentano, ancora tra foglie e girali d'acanto, una figura maschile dai lunghi capelli che cavalca un leone e con le mani tra le sue fauci (lato opposto alla navata) e i SS. Pietro e Paolo, il primo con le chiavi e un libro chiuso e l'altro riconoscibile per l'iconografia consueta (barba e calvizie). Nelle pagine del libro del Cristo avrebbero dovuto esserci le due lettere greche alfa e omega, Cristo come principio e fine di tutto, mentre il cartiglio dell'altra figura non è facilmente ricostruibile: Italo Moretti (1986) identifica il personaggio con un profeta, mentre mons. Valente Moretti (2004) pensa a Sant'Ambrogio; la prima ipotesi non è molto convincente perché la figura indossa i paramenti di un sacerdote, ma anche l'altra non è un'assoluta certezza anche perché il cartiglio, ammesso che abbia mai riportato un'iscrizione, è adesso illeggibile.
Lo stesso problema iconografico si presenta per la figurazione del lato verso la parete: V. Moretti (2004) pensa a David che soggioga il leone citando il primo libro di Samuele (17, 34-35) e alla discendenza di Gesù da re David (Matteo 1, 1), mentre Mario Salmi e altri identificano il gruppo con Sansone che atterra il leone, così come recita il Libro dei Giudici (14, 5-6).
Un capitello di non facile interpretazione, quindi, ma che se accogliamo quella corrente proposta da V. Moretti come continuità della Chiesa a partire dal Vecchio Testamento può essere collegato direttamente al precedente, con le quattro varianti del Green Man e il significato che abbiamo proposto, anche se la sua identificazione della figura con re David sembra meno plausibile di quella con Sansone che personalmente mi sento di condividere.
Stilisticamente questo capitello è stato assegnato, insieme al successivo che vedremo tra breve, a un lapicida molto vicino all'autore di quelli della prima e seconda colonna della stessa navata sinistra (Gandolfo 2003), ma di qualità inferiore: il modellato delle foglie, infatti, è più rigido e "freddo", e nelle figure si notano sproporzioni e un modellato più piatto e inespressivo, dai panneggi rigidi. Tuttavia il capitello non manca di un certo gusto "diretto", e di certi accorgimenti quali il piede sinistro del Cristo che poggia oltre l'astragalo, come per superare il limite di un palcoscenico facendosi più vicino all'osservatore. Il motivo iconografico di Sansone in lotta con il leone appare anche nel portale della citata chiesa provenzale di Saint-Trophime (Arles, seconda metà del sec. XII), che abbiamo visto stilisticamente legata ad alcuni capitelli di Gropina, e dove sono raffigurati anche alcuni Green Cats, o Green Lions. Anche Wiligelmo scolpisce un Sansone nel duomo di Modena (1099-1106), e abbiamo parlato di influenze del grande scultore romanico riecheggianti nella nostra pieve. Un uso particolare del tema di Sansone è quello nel pavimento musivo del coro della collegiata di Sant'Orso (Aosta, 1140-1150), dove è circondato dalle parole del quadrato magico latino:
ROTAS
OPERA
TENET
AREPO
SATOR
che nel Medioevo avevano funzione magica apotropaica.